Eu sou uma força do Passado
Pier Paolo Pasolini, 1964
Eu sou uma força do Passado
Somente na tradição está o meu amor
Venho das ruínas, das igrejas
dos retábulos, das aldeias
abandonadas dos Apeninos ou Pré-Alpes
onde habitavam os irmãos
Vago pela Tuscolana como um louco,
pela Ápia como um cão sem dono.
Vejo os crepúsculos, as manhãs
de Roma, da Ciociaria, do mundo,
como os primeiros atos da Pós-História,
que testemunho, por conta da idade,
da borda extrema de qualquer época
sepulta. As vísceras de uma mulher morta
pariram um ser Monstruoso.
E eu, feto adulto, vagueio
mais moderno que todos os demais
a procurar irmãos, que não existem mais
Tradução: Régis Bonvicino, 2019
Nota do Tradutor: esta tradução ou reinterpretação é apenas homenagem a Pasolini.
Existem poucas traduções desse poema para o português, mas inúmeras
traduções para outras inúmeras línguas.
Io sono una forza del Passato
Pier Paolo Pasolini
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.
Orson Welles (que faz o papel de diretor de cinema no filme La Ricotta de Pier Paolo Pasolini) lê o poema de Pasolini a um jornalista. Episódio do filme coletivo Relações Humanas de Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti. Em La Ricotta Stracci representa um personagem icônico da fome do terceiro mundo, num jogo de metalinguagem, no qual um diretor marxista (Orson Welles) realiza um filme na periferia de Roma baseado na Paixão de Cristo.
Essere una forza del Passato
Pier Paolo Pasolini
Essere una forza del Passato significa percepire la parte più vitale della nostra Memoria, sede dei nostri Ricordi e dei nostri Conflitti. Non aver capito il proprio Passato significa riviverlo, ma vivere il Passato in forma lapidea significa togliere ad esso la parte vitale. La parola Forza esprime un concetto presente di dinamismo non necessariamente legato al movimento, quindi io non mi identifico nel Passato e non provengo dal passato, piuttosto vivo al presente sollecitato da forze multiformi. Io non mi identifico nel Passato, ma rivedo i suoi riti e i suoi cicli umani, gesti ripetuti nelle epoche che raccolgono i sentimenti di generazioni, e sento che il mio amore di oggi ha radici profonde in quel Passato.
Vengo direttamente dai ruderi dei casolari abbandonati o distrutti dalle bombe, dalle chiese che costellano ogni nostra regione, dalle pale d’altare che pure ho studiato, analizzato, ammirato, dai borghi degli Appennini o dalle Prealpi, in cui la vita muore lasciandovi niente altro che pochi abitanti che si aggirano come fantasmi. Là sono vissuti i nostri fratelli, quelli che coltivavano il grano e aravano i campi secondo le fasi della luna, tra una carestia, una guerra o un padrone prepotente. Quello è il nostro Passato.
E mi ritrovo oggi, sulla via Tuscolana, quell’antica via che da Porta San Giovanni portava a Tusculum, la moderna Frascati. Ma in quale punto della Tuscolana giro come un pazzo? Che paesaggio è quello che ho attorno? Vedo case moderne, palazzoni fitti come alveari, tutti uguali ed io che giro con un cane randagio per l’Appia. Perchè devi sapere che la via Tuscolana per un certo tratto corre quasi parallela alla via Appia Nuova, sono strade vicine che comunicano. Io ora vivo qui, questi sono i nuovi paesaggi della nuova era, mi guardo intorno smarrito, sempre stupito e con in gola un nodo che non si scioglie.
Eppure guardo i tramonti e le mattine su Roma, perché chi non ha mai osservato un crepuscolo o un’alba romana almeno una volta, provato sulla pelle il calore di quei raggi solari così luminosi e potenti, è ben difficile che riesca a capire ciò di cui sto parlando. Assisto alle albe e ai tramonti da Roma, dalla Ciociaria e poi sul resto del mondo, al margine di una civiltà sepolta il primo agitarsi di una nuova era primitiva. Il tutto per il solo privilegio anagrafico di esservi piovuto, niente di speciale.
All’improvviso realizzo che io sono frutto di questo Passato ormai morto e mi percepisco come un essere mostruoso, al pari di chi è nato dal cadavere di una donna morta. Sono piovuto su questa terra senza possibilità di governare il mio destino, inconsapevole e fragile come un feto, ma vecchio di mille e mille secoli, mi aggiro saldato alla nostra epoca, inesorabilmente legato al nostro tempo, a cercare i fratelli che non sono più. Il perché di questa ricerca è motivato dall’esigenza di non perdere le nostre radici, per far sì che questo Dopostoria perda la sua anonimità, il solo modo per trovare nuovi linguaggi e nuove identità.
Biografia de Pasolini: https://pt.wikipedia.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini